TEMPO (1996)

Líascensore era occupato. Gianni si guardo’ le mani: fra le unghie della destra c’erano ancora tracce di sangue. Quelle non se ne volevano andare, ma lui si’ e alla svelta.
Guardava insistentemente l’orologio, quasi a volerlo spingere a correre di piu’ ma quello piu’ lo guardava e meno si muoveva; gli sembro’ addirittura che ogni tanto si fermasse, probabilmente solo per farlo morire. -L’hai scippato ad una vedova...? -Gli ripeteva spesso Olga, col suo fare pesante. Quel grosso frigorifero non faceva altro che sfotterlo per qualunque cosa. -Quella stronza, gia’... - Rimugino’ Gianni, bestemmiando gran parte del paradiso insieme a sua moglie. Solo che quella donna, quella... Cosa, lo teneva per le palle. Aveva fatto la cazzata di dirle di quella bravata di tanti anni prima. Non lo aveva mai detto a nessuno, ma lei, be’ insomma, sapeva come farlo parlare... Grave errore. E lui aveva dovuto rimediare. O meglio, Olga la strega aveva appena cessato di rompere. Rantolando orribilmente lo aveva pregato, finalmente, di salvarla. In cambio della vita gli aveva offerto tutto cio’ che aveva, che era un gran bel mucchio di soldi, un malloppo che gli aveva sempre tenuto nascosto e che gli avrebbe permesso di rifarsi una vita in qualche paradiso fiscale senza estradizione. Gia’, una grossa fortuna, se solo il tempo fosse passato un po’ piu’ in fretta. Ma il tempo non era mai stato amico di Gianni: a trentacinque anni ne dimostrava cinquanta, e piu’ non passava il tempo sul suo Timex, e piu’ si sentiva vecchio. Olga era una strega, questo lo aveva sempre saputo,e le streghe hanno dei poteri che non ti puoi nemmeno immaginare. Le aveva promesso di risparmiarla e per la prima volta nella sua vita era riuscito ad ingannarla, ancora non riusciva a crederci. L’ ascensore apri’ le porte e si precipito’ al suo interno. Schiaccio’ con tanta foga il pulsante del piano terra che quasi si slogo’ il dito ma quello si mise in moto e anche in modo sollecito. Incomincio’ a riprendere colore in viso non appena vide l’atrio del residence inondato dalla luce del sole e usci’. Prese la metropolitana e si allontano’ dal centro. Non appena fu buio, (e’ proprio vero che il tempo e’ relativo...) si diresse verso la prima pensione che incontro’ all’uscita del metro’ e prese una stanza sotto falso nome. Ebbe solo una richiesta: un televisore. Entro pochi minuti ci sarebbe stato il notiziario e voleva sapere se avevano trovato Olga. Si sedette sulla poltrona e guardo’ l’orologio. Era l’ora giusta. Mancava solo un minuto. Ma quel dannato minuto non passava mai e lui invecchiava a vista d’occhio. Sembrava avesse duecento anni quando sullo schermo televisivo apparve sorridente quella che poteva essere la pronipote di Olga, annunciando un documentario su ... E chi se lo ricorda piu’? Gianni rimase a bocca aperta. Le stanche membra di un uomo vecchissimo ricaddero sulla poltrona, i capelli bianchi sulle spalle ossute e il telecomando, dalle pile esaurite da mezzo secolo precipito’ al suolo andando in mille pezzi.

 

FINE

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