L'ANNIVERSARIO (2006)

Non si fa così.
No, non si fa.
Si sedette sul bordo della poltroncina beige della camera assorto nei pensieri. Un oggetto curioso, perchè nonostante l’aspetto, era scomodissima. Davanti a sè il tappeto mezzo rivoltato, quello che lei aveva voluto a tutti i costi e che dopo non sapeva più dove mettere, poi la spallera del letto, di ferro smaltato di nero, poi il lenzuolo ammucchiato da una parte, il materasso mezzo scoperto, poi i suoi piedi, le unghie laccate di rosso.
Come sarebbe a dire che sei stufa di me, e dei miei orari?
E’ anche grazie ai miei orari che ti sei potuta comprare ciò che hai. Cosa credi, che stia a perdere del tempo, giù in laboratorio? Sono apprezzato, sai? Mi cercano anche da fuori città...
Scrollò la testa e se la prese fra le mani, grandi, robuste.
La Madonna, con quel viso senza espressione, sembrava disinteressarsi della loro storia dal quadretto sopra il letto e la luce del sole, insensibile, passava a fette dalle persiane semiaccostate, come se quella fosse una normale giornata assolata di luglio. Fra le dita, la osservava di nascosto.
Si alzò e cominciò a passeggiare fra il letto e l’armadio, in silenzio. Lo sguardo ancora dietro le sbarre del letto, oltre il lenzuolo e più sù, oltre le unghie laccate, lungo le sue gambe.
Quella sera aveva pensato di farle una sorpresa, e di tornare prima, per poi portarla a cena fuori, che finalmente erano arrivati i soldi che aspettava da quel cliente importante. E con quelli l’appalto per un lavoro più grande, che una volta per tutte gli avrebbe potuto far fare il salto di qualità. Avrebbe potuto assumere qualche aiutante e non sarebbe stato più costretto a fare quegli orari, avrebbe potuto tornare a casa da lei senza doverla fare aspettare, con il piatto sopra la cena fredda, davanti alla TV.
Una sorpresa, una di quelle che generalmente fanno felici le mogli.
Ma lei non aveva apprezzato.
Con lo sguardo si spinse più sù delle ginocchia, oltre quel lenzuolo stropicciato fra le dita contratte. E poi sul seno e sul viso, e sui capelli, allargati sul cuscino come il sole nei disegni dei bambini.
Non se lo sarebbe mai aspettato.
Non si fa così, sai, amore?
Si sedette sul bordo del letto, facendo attenzione a non sfiorarla neppure.
Era bella, come se il tempo non fosse mai passato sul suo viso, sul suo corpo.
E pensare che erano passati venticinque anni esatti da quando gli aveva detto per l’ultima volta che se ne sarebbe voluta andare via.
Sì, aveva fatto il suo capolavoro con lei.
Ancora meglio che con l’ultimo cliente, quello spacciatore crivellato di proiettili che dopo la sua cura, nella bara sembrava dormisse.
Si alzò e richiuse la porta. C’era del lavoro da fare, giù in laboratorio.
Quello, agli artigiani in gamba come lui, non mancava mai.
Buon venticinquesimo anniversario, amore...

FINE

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