Non si fa così.
No, non si fa.
Si sedette sul bordo della poltroncina beige della camera assorto
nei pensieri. Un oggetto curioso, perchè nonostante l’aspetto,
era scomodissima. Davanti a sè il tappeto mezzo rivoltato,
quello che lei aveva voluto a tutti i costi e che dopo non sapeva
più dove mettere, poi la spallera del letto, di ferro smaltato
di nero, poi il lenzuolo ammucchiato da una parte, il materasso
mezzo scoperto, poi i suoi piedi, le unghie laccate di rosso.
Come sarebbe a dire che sei stufa di me, e dei miei orari?
E’ anche grazie ai miei orari che ti sei potuta comprare ciò
che hai. Cosa credi, che stia a perdere del tempo, giù in
laboratorio? Sono apprezzato, sai? Mi cercano anche da fuori città...
Scrollò la testa e se la prese fra le mani, grandi, robuste.
La Madonna, con
quel viso senza espressione, sembrava disinteressarsi della loro
storia dal quadretto sopra il letto e la luce del sole, insensibile,
passava a fette dalle persiane semiaccostate, come se quella fosse
una normale giornata assolata di luglio. Fra le dita, la osservava
di nascosto.
Si alzò e cominciò a passeggiare fra il letto e l’armadio,
in silenzio. Lo sguardo ancora dietro le sbarre del letto, oltre
il lenzuolo e più sù, oltre le unghie laccate, lungo
le sue gambe.
Quella sera aveva pensato di farle una sorpresa, e di tornare prima,
per poi portarla a cena fuori, che finalmente erano arrivati i soldi
che aspettava da quel cliente importante. E con quelli l’appalto
per un lavoro più grande, che una volta per tutte gli avrebbe
potuto far fare il salto di qualità. Avrebbe potuto assumere
qualche aiutante e non sarebbe stato più costretto a fare
quegli orari, avrebbe potuto tornare a casa da lei senza doverla
fare aspettare, con il piatto sopra la cena fredda, davanti alla
TV.
Una sorpresa, una di quelle che generalmente fanno felici le mogli.
Ma lei non aveva apprezzato.
Con lo sguardo si spinse più sù delle ginocchia, oltre
quel lenzuolo stropicciato fra le dita contratte. E poi sul seno
e sul viso, e sui capelli, allargati sul cuscino come il sole nei
disegni dei bambini.
Non se lo sarebbe mai aspettato.
Non si fa così, sai, amore?
Si sedette sul bordo del letto, facendo attenzione a non sfiorarla
neppure.
Era bella, come se il tempo non fosse mai passato sul suo viso,
sul suo corpo.
E pensare che erano passati venticinque anni esatti da quando gli
aveva detto per l’ultima volta che se ne sarebbe voluta andare
via.
Sì, aveva fatto il suo capolavoro con lei.
Ancora meglio che con l’ultimo cliente, quello spacciatore
crivellato di proiettili che dopo la sua cura, nella bara sembrava
dormisse.
Si alzò e richiuse la porta. C’era del lavoro da fare,
giù in laboratorio.
Quello, agli artigiani in gamba come lui, non mancava mai.
Buon venticinquesimo anniversario, amore...
FINE