Non era stato come al solito. Il
cuore stentava a seguire il respiro, era come avere due batterie
che suonavano fuori sincrono. Dovette sedersi, cercando con la mano
destra dietro al fondoschiena qualcosa su cui appoggiarsi. Strinse
a sè la
fotografia di Laura, come un ultimo abbraccio, poi la prese e la
gettò contro
il muro.
Non poteva finire cosÏ.
Non questa volta.
Si sdraiò
sul divano letto, cercando il suo profumo sul cuscino, mentre gli
occhi gli si riempivano di lacrime. Li strizzò,
come avrebbe fatto con uno straccio bagnato, e cercò
di immaginarsela, attingendo ai numerosi ricordi,
alle lettere, alla prima volta in cui si erano visti, alla
stazione di Milano Centrale, dopo che lei gli aveva scritto un sms
davvero inaspettato. Nonostante tutto sorrise, perchè
era stata una cosa buffa. Tutto quello che sapeva di lei era che
era alta 180 cm, che aveva lunghi capelli castani. Il fatto di averle
parlato al telefono una decina di volte, invece di rendere migliore
líimmagine che si era fatto di lei, l'aveva
resa più
confusa, come se la riuscisse a scorgere la sua fotografia in un
gioco di specchi, dietro un vetro appannato. La figura generale
era molto nitida, ma i lineamenti, gli occhi, il disegno delle labbra,
erano sfocati. Quell'sms
l'aveva messo un
po' in agitazione,
perchè Laura,
insomma, la ragazza, era già
qualcosa di speciale per lui. La chiamano infatuazione da Internet.
Una cosa folle, ma frequente
in quell'inizio
di millennio, e si sentiva un po'
strano ad andare all'appuntamento
in un'altra città,
a quell'ora del
mattino, così
all'improvviso,
con lei che non sapeva nemmeno che tipo fosse in realtà.
Ne avevano discusso in accorate mail, di quel fenomeno. In effetti
prima di quel momento, era una cosa che aveva lasciato dietro le
quinte del suo cuore, a sbirciare. Ma se ne accorse quasi subito,
perchè dopo
un piccolo disguido sul binario d'arrivo,
la vide arrivare. L'emozione,
il battito cardiaco, il respiro, subirono un'accelerazione.
Lei era lì,
gli stava venendo incontro, agitando le braccia
come se avesse paura di non farsi notare. Chissà
perchè lui
se l'era immaginata
con una gonna leggera, magari lunga fino alle caviglie, e vederla
così ìnormaleî
lo lasciò
un attimo bloccato.
Per una frazione
di secondo i suoi muscoli rifiutarono di muoversi. L'ammutinamento
durò pochissimo:
bastò
guardarla negli occhi, non appena furono abbastanza vicini da toccarsi.
Fu un momento particolare, perchè
in quell'attimo
la realtà
virtuale stava lasciando il posto al mondo vero, e lui si rese conto
con disagio di essere sudato e di avere le mani sporche. Tutto quello
che aveva pensato di male sulle ferrovie dello stato si stava rivelando
vero, e per la prima volta nella vita non era felice di avere ragione.
Cosa avrebbe pensato di lui? Ci avrebbe fatto caso? Era cosÏ diverso
da come lei se lo era immaginato? Smise di pensarci e la guardò.
Aveva un viso particolare, non particolarmente bello dal punto di
vista classico, ma non riusciva a non buttarle gli occhi negli occhi,
che avevano un colore incredibile.
Fu una delle prime cose che le disse... E poi parlarono di tutto
e di più.
Sembrava che si conoscessero da una vita, camminavano mano nella
mano per piazza del Duomo, facevano progetti per la serata. Lui
non ci credeva e mai più
si sarebbe sognato un sabato così:
aveva progettato di sbrigare le grandi pulizie in quel weekend,
e ora invece si sentiva proiettato in una vita diversa, una vita
che aveva invidiato agli amici, ma che si prospettava anche meglio
di quella di molti di essi. Più
la guardava e meno si accorgeva del fatto che lei non fosse proprio
la ragazza che aveva sempre sognato. Ma la cosa bella era che non
gliene importava nulla, e assaporava ogni minuto in sua compagnia
come la più
preziosa delle spezie. A volte incrociava
il suo sguardo, cercando conferme, certezze ma tutto ciò
che vedeva era una grande allegria, uno stare bene esteso al significato
letterale del termine. Dopo cena, passarono un po'
di tempo sul divano, davanti alla tv spenta. Lui seduto e
lei sdraiata supina, con la testa poggiata sulle sue gambe. La conversazione,
la penombra, il gatto di lei che ogni tanto veniva a dare un'occhiata,
davano alla scena una atmosfera molto intima, raccolta. Lui sentiva
di dover fare qualcosa, che la situazione gli stava sfuggendo di
mano, ma non riusciva a decidersi. Come avrebbe reagito lei se solo
le avesse accarezzato i capelli? Avrebbe rovinato tutto? Sarebbe
stato abbastanza disinvolto da non voler sprofondare nell'abisso,
se lei si fosse offesa? Decise di attendere, di vedere come si sarebbe
evoluta la cosa. Ciò
che c'era di certo
era che Laura non era un'amica
qualsiasi. Era qualcosa di più.
Ma lei invece cosa pensava di lui? Cosa era per lei quel tipo strano
venuto da un'altra
cittý, che in quel momento le faceva da cuscino, con quelle gambe
lunghe e tese? Le piaceva oppure lo considerava solo un amico dal
quale attendersi un comportamento adeguato?
Ritornò
sul suo letto.
I pensieri galoppano e forse travisano i fatti. Si mise a fantasticare
su cosa sarebbe successo se quella volta avesse osato, invece di
trattenersi. Forse lei si sarebbe alzata di scatto, lo avrebbe guardato
come si fissa un ladro colto con le mani nel sacco. Forse lo avrebbe
liquidato con un "ma
come ti permetti?".
Forse invece sarebbe andata a cambiarsi,
in silenzio. Poi gli si sarebbe presentata davanti, con le chiavi
dellíauto in mano. Gli avrebbe augurato di trovare un treno per
Genova, o per qualunque altra destinazione lontano da lì,
e si sarebbe offerta di accompagnarlo alla stazione. Oppure invece...
Scrollò
la testa. Non avrebbe funzionato? Affondò
la testa nel cuscino. Con la mente ritornò
alla domenica successiva, alla colazione, alle battute, ai giochi
d'intelligenza
che lei collezionava e che custodiva nei segreti cassetti di un
tavolino posto fra i due divani in salotto.
E poi alla gita in montagna.
Si vedeva quando, stupito come un bimbo allo zoo, si trovò
a guardare le biciclette di Bartali, di Eddie Merckx, di Moser,
appese nella piccolissima chiesuola di non si ricordava dove. E
mentre lei lo accompagnava a vedere il panorama, il lago di Como,
lui era ancora là,
a fantasticare di un posto che sarebbe stato magnifico per una gita
col fratello,con gli amici ciclisti...
Decise di alzarsi.
Ancora ricordava quell'enorme
piatto di carne di maiale che gli avevano portato come secondo al
ristorante, al fatto che lei lo prendesse in giro sul fatto che
mai sarebbe riuscito a finirlo. Al dolce tipico, che nonostante
tutto riuscì
a mangiare... Al viaggio di ritorno, ai discorsi divertiti e divertenti,
alle battute e alle promesse di mantenimento del segreto che sapevano
entrambi non sarebbe potuto rimanere tale. Sprofondò
nella poltrona, dopo aver raccolto e spolverato
la foto di Laura. Il gatto lo annusò
alcuni istanti, poi decise che fosse meglio cambiare aria. Lui accese
lo stereo e inserì
un cd di musica celtica che gli aveva prestato lei.
Poi sfinito si arrese.
E si addormentò.