CRAC (2002)

Non era stato come al solito. Il cuore stentava a seguire il respiro, era come avere due batterie che suonavano fuori sincrono. Dovette sedersi, cercando con la mano destra dietro al fondoschiena qualcosa su cui appoggiarsi. Strinse a sè la fotografia di Laura, come un ultimo abbraccio, poi la prese e la gettò contro il muro.
Non poteva finire cosÏ.
Non questa volta.
Si sdraiò sul divano letto, cercando il suo profumo sul cuscino, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. Li strizzò, come avrebbe fatto con uno straccio bagnato, e cercò di immaginarsela, attingendo ai numerosi ricordi, alle lettere, alla prima volta in cui si erano visti, alla stazione di Milano Centrale, dopo che lei gli aveva scritto un sms davvero inaspettato. Nonostante tutto sorrise, perchè era stata una cosa buffa. Tutto quello che sapeva di lei era che era alta 180 cm, che aveva lunghi capelli castani. Il fatto di averle parlato al telefono una decina di volte, invece di rendere migliore líimmagine che si era fatto di lei, l'aveva resa più confusa, come se la riuscisse a scorgere la sua fotografia in un gioco di specchi, dietro un vetro appannato. La figura generale era molto nitida, ma i lineamenti, gli occhi, il disegno delle labbra, erano sfocati. Quell'sms l'aveva messo un po' in agitazione, perchè Laura, insomma, la ragazza, era già qualcosa di speciale per lui. La chiamano infatuazione da Internet. Una cosa folle, ma frequente in quell'inizio di millennio, e si sentiva un po' strano ad andare all'appuntamento in un'altra città, a quell'ora del mattino, così all'improvviso, con lei che non sapeva nemmeno che tipo fosse in realtà. Ne avevano discusso in accorate mail, di quel fenomeno. In effetti prima di quel momento, era una cosa che aveva lasciato dietro le quinte del suo cuore, a sbirciare. Ma se ne accorse quasi subito, perchè dopo un piccolo disguido sul binario d'arrivo, la vide arrivare. L'emozione, il battito cardiaco, il respiro, subirono un'accelerazione. Lei era lì, gli stava venendo incontro, agitando le braccia come se avesse paura di non farsi notare. Chissà perchè lui se l'era immaginata con una gonna leggera, magari lunga fino alle caviglie, e vederla così ìnormaleî lo lasciò un attimo bloccato. Per una frazione di secondo i suoi muscoli rifiutarono di muoversi. L'ammutinamento durò pochissimo: bastò guardarla negli occhi, non appena furono abbastanza vicini da toccarsi. Fu un momento particolare, perchè in quell'attimo la realtà virtuale stava lasciando il posto al mondo vero, e lui si rese conto con disagio di essere sudato e di avere le mani sporche. Tutto quello che aveva pensato di male sulle ferrovie dello stato si stava rivelando vero, e per la prima volta nella vita non era felice di avere ragione. Cosa avrebbe pensato di lui? Ci avrebbe fatto caso? Era cosÏ diverso da come lei se lo era immaginato? Smise di pensarci e la guardò. Aveva un viso particolare, non particolarmente bello dal punto di vista classico, ma non riusciva a non buttarle gli occhi negli occhi, che avevano un colore incredibile. Fu una delle prime cose che le disse... E poi parlarono di tutto e di più. Sembrava che si conoscessero da una vita, camminavano mano nella mano per piazza del Duomo, facevano progetti per la serata. Lui non ci credeva e mai più si sarebbe sognato un sabato così: aveva progettato di sbrigare le grandi pulizie in quel weekend, e ora invece si sentiva proiettato in una vita diversa, una vita che aveva invidiato agli amici, ma che si prospettava anche meglio di quella di molti di essi. Più la guardava e meno si accorgeva del fatto che lei non fosse proprio la ragazza che aveva sempre sognato. Ma la cosa bella era che non gliene importava nulla, e assaporava ogni minuto in sua compagnia come la più preziosa delle spezie. A volte incrociava il suo sguardo, cercando conferme, certezze ma tutto ciò che vedeva era una grande allegria, uno stare bene esteso al significato letterale del termine. Dopo cena, passarono un po' di tempo sul divano, davanti alla tv spenta. Lui seduto e lei sdraiata supina, con la testa poggiata sulle sue gambe. La conversazione, la penombra, il gatto di lei che ogni tanto veniva a dare un'occhiata, davano alla scena una atmosfera molto intima, raccolta. Lui sentiva di dover fare qualcosa, che la situazione gli stava sfuggendo di mano, ma non riusciva a decidersi. Come avrebbe reagito lei se solo le avesse accarezzato i capelli? Avrebbe rovinato tutto? Sarebbe stato abbastanza disinvolto da non voler sprofondare nell'abisso, se lei si fosse offesa? Decise di attendere, di vedere come si sarebbe evoluta la cosa. Ciò che c'era di certo era che Laura non era un'amica qualsiasi. Era qualcosa di più. Ma lei invece cosa pensava di lui? Cosa era per lei quel tipo strano venuto da un'altra cittý, che in quel momento le faceva da cuscino, con quelle gambe lunghe e tese? Le piaceva oppure lo considerava solo un amico dal quale attendersi un comportamento adeguato?
Ritornò sul suo letto.
I pensieri galoppano e forse travisano i fatti. Si mise a fantasticare su cosa sarebbe successo se quella volta avesse osato, invece di trattenersi. Forse lei si sarebbe alzata di scatto, lo avrebbe guardato come si fissa un ladro colto con le mani nel sacco. Forse lo avrebbe liquidato con un "ma come ti permetti?". Forse invece sarebbe andata a cambiarsi, in silenzio. Poi gli si sarebbe presentata davanti, con le chiavi dellíauto in mano. Gli avrebbe augurato di trovare un treno per Genova, o per qualunque altra destinazione lontano da lì, e si sarebbe offerta di accompagnarlo alla stazione. Oppure invece... Scrollò la testa. Non avrebbe funzionato? Affondò la testa nel cuscino. Con la mente ritornò alla domenica successiva, alla colazione, alle battute, ai giochi d'intelligenza che lei collezionava e che custodiva nei segreti cassetti di un tavolino posto fra i due divani in salotto.
E poi alla gita in montagna.
Si vedeva quando, stupito come un bimbo allo zoo, si trovò a guardare le biciclette di Bartali, di Eddie Merckx, di Moser, appese nella piccolissima chiesuola di non si ricordava dove. E mentre lei lo accompagnava a vedere il panorama, il lago di Como, lui era ancora là, a fantasticare di un posto che sarebbe stato magnifico per una gita col fratello,con gli amici ciclisti...
Decise di alzarsi.
Ancora ricordava quell'enorme piatto di carne di maiale che gli avevano portato come secondo al ristorante, al fatto che lei lo prendesse in giro sul fatto che mai sarebbe riuscito a finirlo. Al dolce tipico, che nonostante tutto riuscì a mangiare... Al viaggio di ritorno, ai discorsi divertiti e divertenti, alle battute e alle promesse di mantenimento del segreto che sapevano entrambi non sarebbe potuto rimanere tale. Sprofondò nella poltrona, dopo aver raccolto e spolverato la foto di Laura. Il gatto lo annusò alcuni istanti, poi decise che fosse meglio cambiare aria. Lui accese lo stereo e inserì un cd di musica celtica che gli aveva prestato lei.
P
oi sfinito si arrese.
E si addormentò.

FINE

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