HARD BOILED (2009)

Il ghiaccio andava sciogliendosi nel bicchiere, brutta cosa se insieme al ghiaccio c'è del whisky di dieci anni che va annacquandosi, pessima cosa se non hai più nessuna voglia di berlo, quel whisky e ghiaccio, ma le cose stavano andando in quel modo, e pareva che niente avrebbe potuto cambiare le cose, nemmeno il Signore con una piaga biblica di locuste affamate in pieno centro. Pareva che il mondo fosse sceso alla fermata prima del mio ufficio, o forse due, dato il silenzio, ma non ne comprendevo il motivo. Ero stato un bravo figliolo negli ultimi giorni.
Mi alzai e feci il giro della scrivania. Da lì, si poteva godere del panorama mozzafiato della parete scrostata del palazzo di fronte, e con un buono sforzo di fantasia si poteva immaginare che due piani sopra il palazzo finiva, e in cima c'era un terrazzo pieno di antenne della televisione. Sopra tutto questo qualcuno aveva steso un cielo grigio gonfio d'acqua, e se lo era dimenticato da almeno una settimana, ma sembrava che a nessuno importasse più di tanto. Il sole, forse era andato su un'altra orbita, e per quello che ne sapevo, ne aveva tutti i diritti, che alzarsi ogni mattina e passare sulle nostre teste ogni giorno non doveva essere tutto quel gran divertimento. Decisi che in fondo quel lato della scrivania non era meglio dell'altro e rifeci il giro in senso inverso e mi risedetti sulla poltrona, da dove potevo vedere meglio il nulla immobile oltre la porta smerigliata dell'ufficio, poi presi fra le mani il bicchiere e lo vuotai tutto di un fiato, prima che il disgusto per me stesso me ne facesse preparare un altro con molto meno ghiaccio. Poco dopo mi alzai e andai a sciacquare il bicchiere. Non si sa mai, potrebbe sempre capitare l'occasione di riempirlo di nuovo, e così mi accorsi che oltre il vetro smerigliato della porta c'era un'ombra, e dalla forma doveva essere un'ombra molto interessante.
Può entrare, dissi schiarendomi la voce e facendo sparire la bottiglia in un cassetto. La maniglia si abbassò e l'ombra si fece un po' più concreta, scivolando nell'ufficio con la semplicitù di un raggio di sole.
Buongiorno dissi e lei si scusò subito, sussurrando. -Di cosa- le chiesi, disse qualcosa sui modi e sul fatto che si sentiva un po' a disagio, ma riuscii a capire qualcosa solo quando si fu seduta sulla poltroncina di fronte a me, quella con vista sul palazzo di fronte. Dovevo avere un aspetto orribile, ma lei pare non se ne curasse, anzi, mi elargì un sorriso che sembrò riportare il sole sulla vecchia orbita per un po'. Indossava un tailleur grigio perla di buon taglio, per quanto possa intendermene io, e un cappello dalla tesa larga inclinato verso destra, la mia destra, anch'esso grigio ma una tonalità più scura. Si sfilò i guanti e se li pose in grembo, si lisciò la gonna e poi parlò.
La voce, leggermente roca che mi ricordò qualcosa, si versò nell'ufficio come lava bollente.
Ho bisogno di aiuto, disse, e poi aggiunse: del tuo aiuto, calcando leggermente del tuo in modo tale che a me sembrò la cosa più naturale del mondo. E' ovvio, una specie di angelo come quella, non poteva che avere bisogno di me. Mi schiarii ancora la voce, e rimpiansi di aver già sciacquato il bicchiere, sarebbe stato un buon diversivo alzarmi e fare il giro della scrivania, passarle dietro e andare all'acquaio, sorvolare quel cappello grigio come faceva lo Zeppelin sopra l'Empire State Building e prendere fuoco. Mi limitai al piccolo colpo di tosse e sperai che la mia voce non uscisse come un miagolìo, e fui accontentato.
Ci conosciamo, miss...?
Oh, mi scusi, disse lei quasi in un sussurro e abbassando i fanali, credevo mi riconoscesse. Che sciocca che sono...
Ero abituato a fare brutte figure, ero impegnatissimo a farne un'altra forse peggiore di quella ancora prima che lei entrasse e immagino se ne fosse accorta, ma non scordavo mai un volto, nel mio mestiere bisogna essere fisionomisti, a meno che non lo abbia voluto dimenticare per forza. A volte ci si riesce, a volte no, e comunque quando accade un buon bicchierino aiuta parecchio. Provai a sondare il terreno.
Sono desolato, mi scusi, non vado mai al cinema. Lei è un'attrice famosa?
Ma no, disse arrossendo. Le attrici sono belle e disinvolte, ma cosa dice...
Allora vuol dire che probabilmente sta sbagliando persona. Mi spiace, non mi ha ancora detto il suo nome.
No, sono certa che lei sia la persona che sto cercando. Forse così... disse mentre si toglieva il cappello e lo posava sulla scrivania, sarà più facile riconoscermi.
Aveva ragione, eccome.
L'ultima volta che l'avevo vista eravamo entrambi più giovani, ma per lei il tempo sembrava aver fatto una pausa. Dopo un bel po' di bottiglie ero riuscito a togliermela dalla testa, ma era stata un'impresa di quelle da ricordare, se non l'avessi compiuta apposta per dimenticare. Era riuscita a spezzarmi il cuore come nessun'altra era poi mai più riuscita a fare. In un certo senso mi aveva vaccinato. In quel momento sperai che non mi chiedesse il conto di quella cura intensiva, mentre il suo nome, Lorna, mi cadde dalle labbra facendo un po' di rumore. O forse era il mio cuore che andava di nuovo in pezzi.
Luke, caro, sono cambiata così tanto?
Quando la donna dei tuoi sogni ricompare dopo anni in cui hai fatto mille congetture, ti sei martellato di pensieri autodistruttivi e a volte ne hai pure sperato la morte, salvo poi ricrederti disperatamente e ti chiede come mai non l'hai riconosciuta subitonon hai molte alternative: devi fingere, inventarti qualcosa di convincente, credibile, che tanto lei non ci crederà mai, ma devi farlo, fa parte del gioco. Così, raccolte tutte le forze rimaste me ne uscii con una cosa talmente improbabile che suonò quasi vera. No, non sei cambiata, Lorna. Anzi, sembra che il tempo non sia passato per te...
Sei gentile, disse lei.
Lasciami finire, piccola. Il tempo con te è stato galantuomo, per me sei ancora più bella di prima, ma è con il resto del mondo, con me, che ha fatto solo il suo dovere. Il tempo cambia, sai, tutti invecchiamo. C'è chi lo fa meglio di altri, chi peggio. E c'è una sola cosa che potresti volere da me, e non posso aiutarti, lo sai.
Si irrigidì e strinse i guanti di vernice grigia con uno scricchiolio che mi fece trasalire.
Ce l'hai ancora con me, vero? Non ti posso biasimare, ma sei l'unico a cui possa rivolgermi, l'unico di cui mi possa fidare. Come ai vecchi tempi, eh, Luke?
L'hai detto, piccola. Quelli erano vecchi tempi. Vattene, Lorna, potrebbe anche smettere di piovere, e per te potrebbero essere guai grossi. Non farò la spia, sono anni che non ti vedo e farò finta di non averti vista nemmeno oggi.
Lo sai che mi basterebbe poco, e poi non ti cercherei più...
No, Lorna, torneresti e allora sarei costretto a fare il mio dovere.
E' la tua ultima parola?
Lo è, piccola. Vai, e non voltarti. Te lo chiedo per favore.
Grazie lo stesso, Luke. E' stato bello rivederti, disse lei con i guanti già intorno alle sue magnifiche mani. Sarebbe stato bello però rivivere i tempi passati...
E' questo il problema, Lorna, lo sai.
Sì, lo so, sussurrò lei calcandosi il cappello con noncuranza.

MI alzai e la precedetti aprendole la porta. Attraversai il suo profumo e per un attimo, solo un attimo, perdetti la cognizione del tempo. Ero a meno di un palmo dal suo viso quando il pensiero, quello solito, si fece spazio fra tutti gli altri: Dio come era bella. E lei mi passò la sinistra dietro il collo e mi attirò a sè spalancando la bocca.
Feci appena in tempo a colpirla con un destro secco allo stomaco che la fece piegare in avanti, poi la centrai sul viso con una ginocchiata, lei barcollò e si appoggiò, stordita, alla porta aperta. Mi gettai sulla scrivania, rotolai sulla poltrona e riuscii ad aprire il cassetto della pistola appena in tempo, perchè lei, dopo un attimo si era già ripresa e stava già cercando di raggiungermi. Mirai subito al bersaglio grosso, poi concentrai i colpi al cuore, tutti e sei dentro il bersaglio. Lorna, o meglio, quella che un tempo fu Lorna, girò su sè stessa e senza un lamento cadde lunga distesa sul linoleum dell'ufficio, dove in breve tempo si polverizzò.

Tutte le chiacchiere sui paletti di frassino non valevano niente di fronte ad una 44 magnum usata da chi aveva buona mira. I vampiri erano stati un problema serio fino a poco tempo fa, ma erano anni che non se ne sentiva più parlare, e io ormai ero prossimo alla pensione. Sentii urgente a quel punto il bisogno di un'altro bicchierino, così, scavalcai il mucchietto di polvere di Lorna e presi il bicchiere dall'acquaio. Poi lo riposi. Quella volta mi sarei servito direttamente dalla bottiglia.

FINE



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