Si alzò maledicendo la tosse.
Continuò a tossire fino a quando non si fermò di fronte
allo specchio del bagno, un vecchio pezzo di vetro tutto macchiato
che rispose al suo sguardo ostile con un altro altrettanto infelice.
Era stanco, stanco di dover correre tutto il giorno e tutti quanti
i santi giorni che il calendario elenca, ma d’altra parte
non poteva fermarsi. Non lui, e non adesso, certo che no.
Si sciacquò la faccia una o due volte, quasi schiaffeggiandosi,
poi si rialzò, con uno scatto che gli fece male alla schiena
e riprese a tossire.
Si vestì con il solito completo nero. Dette un’occhiata
sfuggente alla punta delle scarpe mentre si annodava la cravatta
sulla camicia bianca, e con un po’ di fastidio le lucidò
sul retro del polpaccio. Poi prese la giacca, la indossò
e si sistemò la ferramenta nella fondina sotto l’ascella.
Era molto importante il fatto che la fondina non si notasse troppo
all’esterno. Era per quello che normalmente sopra il completo
nero portava un impermeabile grigio scuro di una misura più
grande.
Dette un’ultima occhiata al sè stesso dentro allo specchio,
poi afferrato il cappello, uscì.
Prima di iniziare il giro, decise di farsi il solito goccio al locale
di Jolanda, quello fra la dodicesima e la sesta. Tutti sapevano
perchè ogni sera passava di lì, lo sapeva anche lui
ma preferiva non pensarci e lo faceva e basta. Se solo quella maledetta
tosse l’avesse lasciato quietare una mezz’ora, forse
quella sera stessa ci sarebbe riuscito con Jolanda. Ma ogni sera
arrivava lì, e lei gli riempiva il bicchiere quasi all’orlo,
si guardavano negli occhi e lui pensava, adesso no. Magari domani,
che stasera non mi sono rasato bene, oppure ho le scarpe sporche,
oppure la cravatta male intonata. Allora beveva il suo bicchierino,
metteva sul bancone un paio di banconote ed usciva, senza dire una
parola.
Jolanda era una bella donna, aveva un sorriso largo, caldo, che
ti scaldava il cuore. Sarebbe stato il giorno adatto?
Chi lo sa? Si disse, mentre entrava nel locale dal soffitto basso
color tabacco. Ai tavoli c’era la solita fauna che si incontra
in locali del genere, tutta gente che ti sfiora con lo sguardo e
ti perquisisce senza farsene accorgere, e che se sei pulito ti ignora
dopo un attimo, come se al tuo posto ci fosse solo una volata di
fumo. E nel locale di Jolanda di fumo ce n’era parecchio,
vero e immaginario.
Era questo il punto, stabilire dove fosse quel confine, anche lì.
Tossì forte, ma nessuno si voltò. Il gusto del sangue
gli arrivò sulla lingua. Ci siamo, disse a mezzavoce.
Nessuna reazione.
Qui ci vuole un po’ di disinfettante, aggiunse fra sé
solo nei pensieri.
E subito una figura luccicosa di paillettes si scostò dalla
massa scura dei clienti, e lo prese a braccetto.
Vuoi bere? Gli sussurrò.
Lui grugnì qualcosa di incomprensibile, guardando il soffitto.
Era una donna, su questo non c’erano dubbi. Aveva due enormi
seni, e i capelli lunghi biondo platino, che le velavano la schiena
nuda, avvolta in un vestito che lasciava poco all’immaginazione.
Nonostante tutto aveva quell’aria bizzarra e tristemente evidente
che hanno tutti quanti quelli come lei.
Scommetto che sei uscita da qualche sogno... Le disse lui, mettendosi
la mano in tasca.
In effetti è vero... chiocciò lei, schioccando le
grosse labbra rosse.
L’avevo immaginato, bambola. Il problema è che il mio
giro in effetti non era ancora iniziato, ma sai, non posso chiudere
un occhio, nemmeno per te.
Estrasse velocemente la pistola e le sparò da meno di venti
centimetri, producendo un rumore simile al fischio di una teiera,
e un anello di fumo che svanì lentamente sul soffitto.
Come previsto, nessuno si mosse e nessuno rumoreggiò. Si
chinò a raccogliere il proiettile ancora caldo, e se lo mise
in tasca.
I sogni stavano diventando un problema, in città. Quello
che aveva appena eliminato era stato di qualche adolescente in piena
tempesta ormonale, e chissà quanti ce n’erano ancora
in quel locale. Ma per quella sera basta, e poi doveva ancora fare
l’esame a Jolanda e il solo pensiero gli fece tremare come
al solito un po’ le gambe.
Se fosse stato un agente modello le avrebbe fatto una volta per
tutte l’esame telepatico e se lei si fosse rivelata un sogno
suo piuttosto che una donna reale avrebbe letto i suoi pensieri
e si sarebbe arrabbiata moltissimo, perchè i suoi pensieri
su Jolanda non erano affatto innocenti, e quella sera avrebbe dovuto
raccogliere un altro proiettile. E siccome forse quella sarebbe
stata la volta buona, si voltò e uscì dal locale.