MINUTI (2006)

E' mai arrivato in stazione mentre il treno chiudeva le porte?
Ma certo, dissi io. E' successo a tutti. Ma il vecchio cominciò a ridere. No, non a tutti, disse fra un sospiro e l'altro. Non a tutti. E comunque non è necessariamente una cosa normale...
Adesso ascoltiamo le cazzate che ha da dirmi questo qui, pensai, anche se tutto quanto il resto dei pensieri andava a Lisa e mi sembrava di vederli, i pensieri, che si sgomitavano per arrivare insieme alla stazione, loro sì, in orario...
Il direttore mi aveva spedito all'ospedale, a sentire cosa aveva da dire quel tipo, lo scienziato. A volte le apparenze sono proprio quelle che ti aspetti: se uno pensa allo scienziato lo immagina vecchio, con la barba bianca e i capelli spiritati, lunghi, che non stanno a posto nemmeno con il bostik e con un camice bianco magari abbottonato saltando un'asola. Quello era proprio così, appoggiato alla sedia di fronte. Dovevano averglielo sfilato di pezzo, dalla testa come il vestito a fiori della nonna. L'unica differenza era che il vecchio, lo scienziato, puzzava di cognac.
Bene, dissi fra me e mi sedetti sulla sedia di formica grigia e concentrandomi sul telaio cromato della sedia di fronte cercai di sgombrare la mente ma Lisa, eh sì, Lisa era sempre lì, che mi sorrideva, che guardava l'orologio, che sbuffava. Il direttore vuole una storia per chiudere l'edizione del pomeriggio, mi ripetei, e ha mandato me perchè sono il più giovane della redazione. La solita sfiga. A me capitano i gatti che non sanno scendere dagli alberi, i bambini che mordono i cani e gli scienziati pazzi che annunciano scoperte sensazionali. Due colonne, piccole, in fondo alla pagina. Ok, capo, vado. Avrei un appuntamento ma...
Ed eccomi qui, seduto di fronte al lettino di un ospedale, occupato da un tizio che puzza di cognac e che parla di treni che ti chiudono le porte in faccia. Il mondo sta crollando ma io devo stare qui...
Allora, signor... Come ha detto di chiamarsi?
Potrei dirle che mi chiamo Majorana, ma non ci crederebbe. Mi chiami pure Ausfendolffer...
Lasciamo perdere, dissi io. Maiorana va benissimo... Non saprei nemmeno come scriverlo, Ausfolder o come cavolo ha detto...
Se va bene non sa nemmeno come si scrive Majorana. Con la i lunga...
Sbuffai e corressi sul portatile. Majorana...
Ma non è quello che è scomparso nel 40?
Sì, proprio lui. Sorrise soddisfatto e si lisciò la barba.
E con questo, è il terzo Majorana che mi capita. Però è il primo che sa come si scrive, pensai. E Lisa? Detti una sbirciata all'ora sullo schermo a cristalli liquidi del portatile. Erano già dieci minuti che ero seduto lì in quella camera e lei era già là che mi aspettava. O almeno speravo che lo facesse ancora...
Signor Majorana, cosa ha da dire al mio giornale?
Si tirò sù un po' e appoggiò la spalla ossuta ai cuscini. Aveva uno sguardo strano, vitreo.
Veramente non ho nulla da dire al suo giornale, giovanotto. Ho chiesto di parlare con lei, perchè è lei che ha bisogno di me... Tossì forte e socchiuse gli occhi.
Con me? Si vede che è un acuto lettore di sciocchezze, pensai. Come cavolo fa a conoscermi?
Vede, giovanotto, quando le ho detto che non è una cosa necessariamente normale arrivare almeno una volta nella vita davanti al treno che le chiude le porte in faccia, l'ho fatto con cognizione di causa, sa?
Ero incuriosito. Non saprei spiegare perchè, ma lo ero.
La gestione del tempo non è arbitraria, perchè il tempo è variabile. E non mi riferisco alla meteorologia, l'ho visto sa, che guarda fuori dalla finestra?
Come cazzo fa a saperlo? ha gli occhi chiusi!
Vede, io so che lei ha fretta. E' proprio nelle situazioni estreme che si può manipolare il tempo. Da quando è qui, lei lo ha frenato ed accelerato due volte...
Si, adesso tira fuori la vecchia storiella di Einstein quando spiegò la relatività. Un minuto è lunghissimo se sei seduto su una stufa accesa e cortissimo se sei in compagnia di una bella ragazza... Uffa...
...Generalmente i tempi accelerati e quelli rallentati poi si annullano da soli, ma, è inutile che le parli di formule che non capirebbe mai: vede, succede che a volte questo equilibrio non si raggiunga e il tempo rallentato e/o quello accelerato rimangano a sommarsi o a sottrarsi al tempo, diciamo corrente. Sorrise soddisfatto e tornò a lisciarsi la barba.
Tutto qui?
Il concetto è questo, giovanotto. Se vuole approfondisco, ma temo che nelle sue due colonne non ci stiano nemmeno le formule, figuriamoci i concetti...
Questo è uno scherzo... pensai.
...La cosa che non tutti sanno, caro giovanotto, è che solo pochi sanno come farlo e quasi tutti gli altri no. Mi prometta un cosa...
Ero un po' deluso, ma mi arresi. Va bene, dottor Majorana, mi dica.
Torni a trovarmi qui una di queste sere. Le serate di un vecchio sono così noiose...
Annuii, disperato.
So che lo farà. E adesso guardi pure l'ora sull'aggeggio che ha sulle ginocchia, e si ricordi che la prossima volta dovrà riuscirci da solo....
Guardai e per un attimo lunghissimo pensai ad un trucco.

Due sere dopo tornai a fargli visita insieme e a Lisa, che non mi aveva dovuto aspettare nemmeno un minuto, ma non lo trovai.
Dissero che doveva esserci stato un errore, che nessun paziente di quell'età e corrispondente alla sua descrizione era stato ricoverato in quei giorni e che la stanza in cui l'avevo incontrato erano anni che veniva usata come magazzino. Chiesi di poterci dare un'occhiata e l'infermiera mi disse no, che non si poteva, così, aspettai che voltasse l'angolo del corridoio per aprire quella porta.
Non trovai altro che scaffali e attrezzatura e indumenti da lavoro appesi ad un attaccapanni di plastica. Tutto normale, ma il camice di centro, e questo lo dico solo a voi, giurerei che fosse stato appeso abbottonato, saltando un'asola.

FINE

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