E' mai arrivato in stazione mentre
il treno chiudeva le porte?
Ma certo, dissi io. E' successo a tutti. Ma il vecchio cominciò
a ridere. No, non a tutti, disse fra un sospiro e l'altro. Non a
tutti. E comunque non è necessariamente una cosa normale...
Adesso ascoltiamo le cazzate che ha da dirmi questo qui,
pensai, anche se tutto quanto il resto dei pensieri andava a Lisa
e mi sembrava di vederli, i pensieri, che si sgomitavano per arrivare
insieme alla stazione, loro sì, in orario...
Il direttore mi aveva spedito all'ospedale, a sentire cosa aveva
da dire quel tipo, lo scienziato. A volte le apparenze sono proprio
quelle che ti aspetti: se uno pensa allo scienziato lo immagina
vecchio, con la barba bianca e i capelli spiritati, lunghi, che
non stanno a posto nemmeno con il bostik e con un camice bianco
magari abbottonato saltando un'asola. Quello era proprio così,
appoggiato alla sedia di fronte. Dovevano averglielo sfilato di
pezzo, dalla testa come il vestito a fiori della nonna. L'unica
differenza era che il vecchio, lo scienziato, puzzava di cognac.
Bene, dissi fra me e mi sedetti sulla sedia di formica grigia e
concentrandomi sul telaio cromato della sedia di fronte cercai di
sgombrare la mente ma Lisa, eh sì, Lisa era sempre lì,
che mi sorrideva, che guardava l'orologio, che sbuffava. Il
direttore vuole una storia per chiudere l'edizione del pomeriggio,
mi ripetei, e ha mandato me perchè sono il più
giovane della redazione. La solita sfiga. A me capitano i gatti
che non sanno scendere dagli alberi, i bambini che mordono i cani
e gli scienziati pazzi che annunciano scoperte sensazionali. Due
colonne, piccole, in fondo alla pagina. Ok, capo, vado. Avrei un
appuntamento ma...
Ed eccomi qui, seduto di fronte al lettino di un ospedale, occupato
da un tizio che puzza di cognac e che parla di treni che ti chiudono
le porte in faccia. Il mondo sta crollando ma io devo stare
qui...
Allora, signor... Come ha detto di chiamarsi?
Potrei dirle che mi chiamo Majorana, ma non ci crederebbe. Mi chiami
pure Ausfendolffer...
Lasciamo perdere, dissi io. Maiorana va benissimo... Non saprei
nemmeno come scriverlo, Ausfolder o come cavolo ha detto...
Se va bene non sa nemmeno come si scrive Majorana. Con la i lunga...
Sbuffai e corressi sul portatile. Majorana...
Ma non è quello che è scomparso nel 40?
Sì, proprio lui. Sorrise soddisfatto e si lisciò la
barba.
E con questo, è il terzo Majorana che mi capita. Però
è il primo che sa come si scrive, pensai. E Lisa?
Detti una sbirciata all'ora sullo schermo a cristalli liquidi
del portatile. Erano già dieci minuti che ero seduto lì
in quella camera e lei era già là che mi aspettava.
O almeno speravo che lo facesse ancora...
Signor Majorana, cosa ha da dire al mio giornale?
Si tirò sù un po' e appoggiò la spalla ossuta
ai cuscini. Aveva uno sguardo strano, vitreo.
Veramente non ho nulla da dire al suo giornale, giovanotto. Ho chiesto
di parlare con lei, perchè è lei che ha bisogno di
me... Tossì forte e socchiuse gli occhi.
Con me? Si vede che è un acuto lettore di sciocchezze,
pensai. Come cavolo fa a conoscermi?
Vede, giovanotto, quando le ho detto che non è una cosa necessariamente
normale arrivare almeno una volta nella vita davanti al treno che
le chiude le porte in faccia, l'ho fatto con cognizione di causa,
sa?
Ero incuriosito. Non saprei spiegare perchè, ma lo ero.
La gestione del tempo non è arbitraria, perchè il
tempo è variabile. E non mi riferisco alla meteorologia,
l'ho visto sa, che guarda fuori dalla finestra?
Come cazzo fa a saperlo? ha gli occhi chiusi!
Vede, io so che lei ha fretta. E' proprio nelle situazioni estreme
che si può manipolare il tempo. Da quando è qui, lei
lo ha frenato ed accelerato due volte...
Si, adesso tira fuori la vecchia storiella di Einstein quando
spiegò la relatività. Un minuto è lunghissimo
se sei seduto su una stufa accesa e cortissimo se sei in compagnia
di una bella ragazza... Uffa...
...Generalmente i tempi accelerati e quelli rallentati poi si annullano
da soli, ma, è inutile che le parli di formule che non capirebbe
mai: vede, succede che a volte questo equilibrio non si raggiunga
e il tempo rallentato e/o quello accelerato rimangano a sommarsi
o a sottrarsi al tempo, diciamo corrente. Sorrise soddisfatto e
tornò a lisciarsi la barba.
Tutto qui?
Il concetto è questo, giovanotto. Se vuole approfondisco,
ma temo che nelle sue due colonne non ci stiano nemmeno le formule,
figuriamoci i concetti...
Questo è uno scherzo... pensai.
...La cosa che non tutti sanno, caro giovanotto, è che solo
pochi sanno come farlo e quasi tutti gli altri no. Mi prometta un
cosa...
Ero un po' deluso, ma mi arresi. Va bene, dottor Majorana, mi dica.
Torni a trovarmi qui una di queste sere. Le serate di un vecchio
sono così noiose...
Annuii, disperato.
So che lo farà. E adesso guardi pure l'ora sull'aggeggio
che ha sulle ginocchia, e si ricordi che la prossima volta dovrà
riuscirci da solo....
Guardai e per un attimo lunghissimo pensai ad un trucco.
Due sere dopo tornai a fargli visita insieme e a Lisa, che non mi
aveva dovuto aspettare nemmeno un minuto, ma non lo trovai.
Dissero che doveva esserci stato un errore, che nessun paziente
di quell'età e corrispondente alla sua descrizione era stato
ricoverato in quei giorni e che la stanza in cui l'avevo incontrato
erano anni che veniva usata come magazzino. Chiesi di poterci dare
un'occhiata e l'infermiera mi disse no, che non si poteva, così,
aspettai che voltasse l'angolo del corridoio per aprire quella porta.
Non trovai altro che scaffali e attrezzatura e indumenti da lavoro
appesi ad un attaccapanni di plastica. Tutto normale, ma il camice
di centro, e questo lo dico solo a voi, giurerei che fosse stato
appeso abbottonato, saltando un'asola.