POLVERE (2006)


Ci sono momenti in cui la polvere ti sembra densa come il miele. Ti incolla gli stivali a terra e non c’è niente da fare.
Altri in cui non fa altro che volarti negli occhi.
Tirò sù col naso e si augurò, data la situazione, che nessuna delle due polveri si presentasse in quel momento.
Aveva mani grandi, forse troppo per la sua statura e adesso stavano a cinque centimetri dai fianchi, come avvoltoi, sui calci scuri delle due colt. Davanti a sè, la sua ombra leggermente curva, venti passi di polvere, e gli stivali dell’Altro.
Non guardava mai più in alto dei ginocchi, in certe situazioni.
Non serviva.
Il bersaglio era sempre almeno tre palmi sopra, a meno di non doversi battere con un nano, ma Dio volesse, dopo quella volta, basta.
L’Altro era più alto di lui.
Aveva gli stivali del padre, i pantaloni scuri e un cinturone messicano. Mosse leggermente i piedi nella polvere, come se accennasse ad avvicinarsi, ma si fermò ancor prima di iniziare. L’Altro, secondo lui, non voleva.
C’è sempre qualcosa che ti trattiene, pensò lui. Basterebbe estrarre e sparare. Buttarsi a terra e risparare. Però si aspetta sempre. Strano, vero?
La destra era ormai a pochi centimetri dal calcio scuro della colt. Ne sentiva quasi la presenza, lo sfiorava comprimendo l’aria, che si faceva spessa, lì in mezzo.
Bel cinturone, pensò. Chissà dove l’ha preso?
L’Altro fece un altro impercettibile passetto indietro. Aveva solo una pistola, infilata in un fodero nero con le borchie argentate e legata alla gamba con una stringa da scarpe. La teneva a rovescio, sul lato sinistro. Era nera, e pesante.
Chissà perchè la tiene a rovescio?
Il tempo che la tira fuori io ho già sparato con tutte e due le pistole.
Era salito, con lo sguardo.
Il cinturone dell’Altro pendeva sul lato sinistro. Aveva una camicia scura, da bounty killer. La mano tesa sulla fibbia. Tremava.
Un’ombra attraversò i venti passi di polvere, veloce, da sinistra a destra.
Un avvoltoio, pensò lui ed estrasse le due pistole.
Ginocchia tese, stivali nella polvere.
Il cinturone di Zorro, forse, e la mano dell’Altro che si solleva.
Bang
Bang
E ancora.
Bang.
I coriandoli di Claudia volarono in alto e un’altra coppia di piccioni si sollevò da terra, compiendo un largo giro sopra i giardini. Quel Carnevale era vestita da Colombina e si divertiva a spaventare i colombi. Forse per associazione di idee, o forse perchè come tutte le bambine amava farsi notare.
Allora, chi ha vinto? Domandò maliziosa.
Io! Disse Luca, sorridendo, mentre l’altro bambino, rimessa a posto la pistola nel suo cinturone da Zorro, stava già giocando a pallone con altri due più grandi di lui.
Poi contò i fulminanti che gli erano rimasti nei tamburi.
Porca miseria, disse piano, me ne sono rimasti solo due...

 

FINE



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