VASCO (2000)

Vasco fabbricava razzi. No, non quelli che si sparano alle feste, quelli veri. Ed era così bravo che aveva moltissimi clienti, ciascuno con progetti sempre più complicati, che solo lui, Vasco, riusciva a realizzare. Aveva messo su il suo laboratorio quasi per gioco, come se costruire i sogni altrui fosse un'occupazione come le altre. -Io so costruire i razzi, altri le automobili, altri ancora gli apriscatole: cosa c di strano? - amava ripetere a quanti lo elogiavano per le sue opere, quasi a sminuirsi, ma ne era contento. Si sentiva felice ogni volta che consegnava nelle mani di un cliente un nuovo razzo, e nello stesso tempo sentiva invariabilmente dentro al suo cuore un qualcosa di sè stesso che lo abbandonava, che si staccava dalla sua anima d'artista tecnologico per raggiungere, quello sì, la volta celeste. E i razzi di Vasco volavano sempre più in alto, ai comandi di grandi bambini cresciuti troppo in fretta, tutti sotto lo sguardo vigile del loro creatore, che non si era mai perso nemmeno un decollo.
L’ultimo razzo che uscì dalla sua bottega, poco prima che tornassi a scuola, nei miei ricordi di bambino impiccione era di una bellezza straordinaria, aveva in sè i colori dei sogni e gli odori che solo nella prima infanzia riesci a sentire. Quando partì, una calda mattina di luglio, si alzò una nube multicolore, accompagnata da un fischio come quello di una vecchia vaporiera.
E' stato uno di quegli eventi che ti rimangono impressi per tutta la vita. Quella partenza straordinaria diventò l’argomento principe dei miei racconti entusiastici del dopo vacanze: ogni volta che tornavo sull’argomento lo arricchivo di nuovi sbalorditivi particolari, credendo io stesso più dei miei amici alle cose che mi inventavo sul momento. Fu solo quando mi dissero, alcune settimane dopo, che era morto, che mi ricordai di non aver visto Vasco al poligono quella mattina. Come un lampo mi tornò in mente il fischio da vecchia vaporiera del suo ultimo razzo e sorridendo guardai il cielo: era da poco finito il temporale e stava nascendo l’arcobaleno.

 

FINE

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