VASCO (2000) Vasco fabbricava razzi. No, non
quelli che si sparano alle feste, quelli veri. Ed era così
bravo che aveva moltissimi clienti, ciascuno con progetti sempre
più complicati,
che solo lui, Vasco, riusciva a realizzare. Aveva messo su il suo
laboratorio quasi per gioco, come se costruire i sogni altrui fosse
un'occupazione
come le altre. -Io so costruire i razzi, altri le automobili, altri
ancora gli apriscatole: cosa c'è
di strano? - amava ripetere a quanti lo elogiavano per le sue opere,
quasi a sminuirsi, ma ne era contento. Si sentiva felice ogni volta
che consegnava nelle mani di un cliente un nuovo razzo, e nello
stesso tempo sentiva invariabilmente dentro al suo cuore un qualcosa
di sè stesso
che lo abbandonava, che si staccava dalla sua anima d'artista
tecnologico per raggiungere, quello sì,
la volta celeste. E i razzi di Vasco volavano sempre più
in alto, ai comandi di grandi bambini cresciuti troppo in fretta,
tutti sotto lo sguardo vigile del loro creatore, che non si era
mai perso nemmeno un decollo.
FINE
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